Ecco una di quelle storie interconnesse al tessuto regionale veneto degli anni ’60, contraddistinto da processi di avanzamento sociale e produttivo di carattere culturale e istituzionale.
Una storia nata in un ambiente in cui la voglia di fare, di apprendere facendo, il senso di responsabilità e di imprenditorialità, unite a un forte senso di identità e appartenenza, si sono dimostrate vincenti.
Una storia che parla di una donna che ne rappresenta tante altre che, come lei, non si sono mai arrese e hanno costruito il futuro proprio e quello della propria famiglia con tenacia costante giorno dopo giorno; la dolce determinazione, la tenerezza ferma e convinta a proseguire senza risparmio di energie e dedizione sempre per il raggiungimento del benessere dei propri cari.
La storia di Bruna, che incontra Giuseppe, quel giovanotto che corre con la sua Bianchina per le strade di paesi e città per andare a vendere il caffè e un giorno la nota. Lei che cuciva insieme alla sorella sarta, si affacciava alla finestra con le altre lavoranti, lei che usciva per bollire i panni con la cenere. Lei che si dava sempre da fare tanto da essere un esempio, spinta com’era da quel piglio entusiasta per tutto; un’inclinazione curiosa, solare e paziente che ancora oggi la anima quando si prodiga per i nipoti.
Ed è chiaro, no? Fu subito amore e nel 1965 il matrimonio.
Dopo, tre figli in tre anni. Intanto “il Bepi”, così amorevolmente soprannominato, decide di mettersi in proprio e inizia a commercializzare con l’aiuto di Bruna. Sacchi e sacchi che diventano confezioni e confezioni, mentre i piccoli De Giusti vengono accuditi e amati con il profumo del caffè in sottofondo, aroma che ne accompagna la crescita, colora di buono ogni accadimento e ne forgia i diversi caratteri, robusti e decisi. E così via fino al 1975 quando il piccolo laboratorio artigianale si trasforma in Manuel Caffè.
E l’impegno di Bruna non diminuisce, anzi, continua a dare in modo insostituibile il suo contributo all’organizzazione dell’azienda che cresce e cresce; ne diventa una colonna portante pur continuando a occuparsi, come solo una donna può fare, dei figli che diventano grandi. Con lo sguardo sempre attento ai bisogni di ognuno e la rassicurante fermezza di fronte a impegni e impedimenti incoraggia i figli ad esprimere le proprie uniche personalità aiutandoli a scoprire il mondo in modo pratico ma indipendente. E così, sempre al fianco del marito, li forma alla vita sostenendoli con conforto e risolutezza per consentire loro di conquistare le cose da soli, per farli crescere forti e liberi.
Con gli occhi della memoria la vediamo sfrecciare su quella sua 500 bianca, quella che le ha regalato il Bepi, mentre fa la spola tra scuola e azienda, instancabile, sempre di corsa su e giù per le strade di Conegliano. Giorno dopo giorno, anno dopo anno fino a quando i figli, uno dopo l’altro, raccolgono il testimone sposando la vocazione di famiglia.
Ecco chi è Bruna, una forte, una lavoratrice, una di quelle che prendono in mano le situazioni e già sanno che tutto andrà per il meglio. Una donna che ha saputo credere nell’uomo scelto come compagno di vita, ma soprattutto in se stessa. Una matriarca che oggi sorride fiera nel riunire, ancora, ogni giorno, tutta la famiglia per il pranzo. E così instilla in figli e nipoti l’armonia e il valore di una famiglia unita. E figli e nipoti ricambiano gustando i suoi pranzi in cui privilegia ricette schiette e sincere, come lei.
Una madre, una moglie, una donna che ha determinato la crescita di una realtà produttiva che raggiunge oggi più di 50 paesi con distributori esclusivi che sono veri e propri partner promotori della qualità del caffè italiano, di Manuel Caffè, nel mondo.
La Bruna e il Bepi: due cuori e un chicco. Per sempre.
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